giovedì 24 settembre 2015

Aperta-Mente: un milione di idee

Un milione di idee

Avevo paura di sentirmi un po’ intrusa al corso di aggiornamento del progetto Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza: non sono un’insegnante né un genitore, faccio ancora parte della perplessa e depressa categoria degli inoccupati, ma ho sempre amato la scienza fin da piccola e alla fine ho deciso di cercare di tirare fuori un mestiere dal tentativo di coltivare questo amore anche negli altri.

Ammetto di averlo scoperto un po’ per caso: principalmente l’idea iniziale era di ottenere qualche spunto interessante dai 2-3 interventi che avevano l’aria di essere più in linea con i miei obiettivi, e di “fare curriculum” (il grande incubo degli inoccupati). 
Non mi aspettavo di tornare a casa invece con un milione di idee. E una visione molto più chiara di come impostare e sostenere qualunque discorso o narrazione sulle scienze, specie rivolto ad un target verso cui ero più diffidente, cioè quello dei più piccoli.


Due interventi in particolare mi hanno dato un po’ di sicurezza a proposito della mia idea di approccio alla divulgazione: il primo è stato quello di Paolo Canton, editore di Topipittori, che con l’esempio di alcuni meravigliosi libri ha evidenziato l’osservazione come strumento principe di introduzione alla scienza per i bambini, al posto della semplice enunciazione di verità. 

Mostrare loro lo splendore dei fenomeni che ci circondano, insegnare loro a guardare le cose senza darle per scontate, e non rifuggire dalla complessità, perché un’immagine complessa non è “più difficile” da guardare, bensì è una fonte di dettagli sempre nuovi da trovare ad ogni sguardo successivo, e quindi una fonte inesauribile di nuove meraviglie. E la meraviglia è il premio primo di chi si avvicina alla scienza, perché la conoscenza dei meccanismi della realtà, al contrario di quello che si cerca di inculcarci, non cancella la poesia del mondo ma la eleva. 


L’altro talk che affrontava argomenti che hanno risuonato immediatamente con le mie idee è stato quello di Maria Lunelli, una delle organizzatrici del corso nonché bibliotecaria. Anche lei ha posto l’accento sul non dare risposte preconfezionate, ma stimolare i bambini e accompagnarli nelle scoperte, perché tante delle domande che fanno possono portare a risposte altrettanto interessanti per gli adulti. Banalizzare o addirittura ignorare queste domande porta a spegnere in loro questa curiosità vitale, compromettendo secondo me anche la loro futura capacità di comprendere il mondo.

E inoltre ha portato alla luce un argomento che mi sta particolarmente a cuore: è importante che le informazioni che vengono date siano, sopra ogni cosa, accurate. Troppo spesso invece la precisione “scientifica” viene trascurata, considerata non fondamentale, messa in secondo piano rispetto ad una presunta “piacevolezza” del risultato o della presentazione, come se l’accuratezza non fosse importante tanto sono bambini. E questo era il motivo della mia diffidenza: farei troppa fatica ad accettare questo comportamento, questa disonestà, come necessaria per rivolgermi a questo target.

Questi due giorni di discussioni, i contributi dei relatori ma anche di molti partecipanti, mi hanno invece dimostrato che rispettare l'intelligenza e l'interesse dei più piccoli non è solo un bonus, una gentilezza, ma una condizione imprescindibile per trasmettere in modo efficace non solo i contenuti della scienza ma soprattutto la vera passione per l'indagine del mondo.

Sara