sabato 12 marzo 2016

Laboratorio "Energia turchese"

Quando incontro Katiuscia, l’operatrice che dal Mart di Rovereto ci raggiunge a Lavarone giovedì 10 marzo per l'appuntamento con il laboratorio proposto da Aperta-Mente. La divulagazione per ragazzi tra scienza e conoscenza è carica di sacchi pieni di cubi di polistirolo ai quali si aggiunge una scatola di pennelli e colori. “Energia turchese?” penso tra me, “credevo fosse quella idroelettrica…”. Lascio perdere le mie teorie su come collegare i cubi alle centrali e mi limito ad aiutarla a portare tutto nell’aula di arte della scuola primaria. Presto ci raggiungono i bambini di quarta elementare insieme alla maestra Lucia. Nel pomeriggio saranno invece i loro compagni di quinta a partecipare al laboratorio, con la maestra Tiziana. 

Ci presentiamo e ci sediamo tutti in cerchio. Katiuscia inizia a soddisfare la nostra curiosità raccontandoci l’origine di un nome e di un colore. Il turchese è un minerale, in passato estratto e ridotto in polvere per ricavarne del pigmento oppure lavorato per farne dei gioielli. Deve il proprio nome alla Turchia, terra ricca di questi giacimenti. Come dimostrazione, estrae da una scatolina una pietra di turchese ed un anello di bigiotteria. Mentre passa di mano chiede a tutti noi che cosa questo colore ci ricordi e ci trasmetta ed anche quali idee susciti in noi la parola “energia”. 


Vengono così a mescolarsi termini diversi che illuminano un po’ alla volta il nome di questo laboratorio: “mare”, “acqua”, “forza”, “verde e azzurro”, “tranquillità”, “i laghi di montagna” , “potenza”. È questa l’energia del turchese; un energia riposante che trasmette la tranquillità. Mentre parla, Katiuscia sparpaglia alcune delle sue tavole stampate, tutte color turchese ovviamente, e ci fa notare come esso sia diffuso un po’ dappertutto negli oggetti che ci circondano: arredamento, abbigliamento sportivo, gioielli, natura, design. È il momento giusto per presentare l’artista che ispirerà la nostra arte questo pomeriggio: Geoff McFetridge

Geoff è canadese, classe 1971, ma passa buona parte del suo tempo in California. Fin da piccolo si appassiona a sport come skateboard, snowboard, surf e bicicletta e a tutti gli oggetti che ad essi sono correlati. Ne ama le forme e le decorazioni e ben presto, unitamente alle proprie capacità artistiche, intuisce le potenzialità delle loro grafiche all’avanguardia. Sviluppa così un proprio stile unico dalle linee semplici, ispirate alla natura, che poi trasforma in textures da stampare e riprodurre sugli skate e sugli snow che elabora personalmente. Nelle sue produzioni usa spesso il turchese proprio per la sua capacità di trasmettere tranquillità favorendo al contempo la concentrazione. Ora è tempo di passare all’azione e di assorbire tutti insieme un po’ di energia azzurro-verde.


Ai bambini, che si dimostrano subito impazienti di impugnare i pennelli, vengono distribuiti dei fogli e dei piattini nei quali Katiuscia versa del colore acrilico. La sfida sta nel riprodurre una texture di McFetridge che rappresenta delle balene stilizzate. Gli alunni notano subito qualcosa di strano: alcune di queste balene sono tagliate! “È proprio il senso di una texture” spiega Katiuscia, “riprodurre tante volte una o più immagini, giocando con le diverse angolazioni, per trasformala nel motivo di una decorazione. Come su la tua t-shirt, come sulla tua camicia, come sui tuoi pantaloni. Non è importante se alcune balene vi sembrano storte o tagliate, anzi, invito anche voi a provare a girare il foglio nei diversi sensi e a dipingere non solo balene intere ma code, spruzzi, pinne e bolle”. Beh, facile a dirsi! Ma disegnare è difficile! Eppure anche qui, come in ogni cosa, partire dal trucco giusto è spesso la chiave per facilitare tutto il resto. 

Il primo passo è tracciare un cerchio, l’occhio della balena, e da lì proseguire a dipingere il resto dei contorni. L’acrilico è un colore bello da usare, luminoso ed intenso ma ha le sue regole. Si asciuga in fretta e vuole perciò sicurezza nei tratti. Egualmente, quando si passa a riempire le forme, è essenziale usare il pennello sempre nella stessa direzione per “tirare” il colore al meglio ed evitare tracce troppo visibili. Un po’ alla volta le balene prendono forma, diverse quanto lo sono gli stili di ognuno, ed i risultati non sono per nulla infantili. Prima di passare alla seconda e ultima parte del laboratorio ma … magia! Il pavimento della classe si trasforma in una grande decorazione! Accostando i singoli fogli, infatti, tutte quelle balene di diverse dimensioni si uniscono in una gigantesca texture, a volte completandosi a vicenda, a volte creando soggetti nuovi e fantasiosi come doppie code che sembrano farfalle e balene con più di una testa. 


Avvicinandoci sempre più al design, Katiuscia ci propone di passare dalle due dimensioni del foglio alle tre dimensioni dell’ “oggetto”. Ecco a cosa servivano tutti quei cubi di polistirolo! Se prima ci eravamo concentrati su un soggetto tratto dal mondo animale, ora l’operatrice del Mart ci sottopone, come esempio, dei cubi da lei precedentemente decorati, ispirandosi sempre allo stile di McFetridge, con temi naturali: foglie, alberi, fiocchi di neve, montagne. Adesso ci si può sbizzarrire ancora di più, perché si può colorare in positivo, come nel caso delle balene, ma anche in negativo, tracciando semplicemente i contorni dei soggetti per poi farne risaltare il bianco colorando di turchese il resto delle facce dei cubi. 

La materialità e la tridimensionalità del polistirolo ci avvicina meglio al piacere di possedere un oggetto tutto turchese. Ci si appassiona in fretta al gioco di effetti dato dall’accostamento tra positivo e negativo e dalla semplice bellezza della natura stilizzata. Che farne, di tutti questi cubi? Come per i disegni delle balene, e ancor più, i cubi si possono accostare, mettere l’uno sull’altro costruendo alti totem. Oppure si possono portare a casa, appoggiarli sulle scrivanie o appenderli, perché ci diano un po’ di energia turchese prima di affrontare i compiti.


Cronaca e fotografie di Alessandro B. per Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza